Poverine Quanti Einaudi 09 Carlotta Vagnoli. La lista del giudice John Grisham. Per niente al mondo Ken Follett. Come in ogni attimo Devney Perry. Stolen Addison Cain. Una vita nuova Fabio Volo. Non volevo farti del male Joanna Wylde. Lo strano caso del circo Baruffa Alessandra Carnevali. La profezia dell'armadillo Zerocalcare. Crepacuore Selvaggia Lucarelli. Sintonizzati sul respiro in vari momenti della giornata, osservando il movimento del respiro nella pancia durante due o tre cicli respiratori.
Fai attenzione ai tuoi pensieri e sentimenti in quel momento, osservandoli semplicemente, senza giudicarli e senza giudicare te stesso. Nello stesso tempo, sii consapevole di eventuali cambiamenti nel modo in cui le cose ti appaiono e nel modo in cui ti senti con te stesso. La settimana scorsa, Linda ha detto di sentirsi sempre come se avesse alle calcagna un grosso autotreno che la incalza.
Molti di noi si sono riconosciuti in quella efficace immagine, che ha suscitato sorrisi e cenni di assenso in tutta la stanza. Viviamo immersi nel mondo del fare. Normalmente siamo tanto occupati dal fare, dal cercare di ottenere, dal pianificare, dal reagire che quando ci fermiamo ad ascoltare semplicemente noi stessi dapprima la cosa ci sembra molto strana.
Poi ci sediamo, assumendo una posizione insieme sveglia e rilassata, che ci permetta di stare a nostro agio senza muoverci per un certo tempo, e restiamo con calma e accettazione nel momento presente, senza cercare di riempirlo con nulla. Di solito ci sediamo su una sedia o sul pavimento. Ma se hai bisogno di appoggiarti allo schienale anche questo va bene. Se preferisci stare seduta sul pavimento, usa un cuscino spesso e non troppo morbido, che tenga le tue natiche sollevate da terra di una decina di centimetri.
Un guanciale ripiegato in due serve benissimo allo scopo; oppure puoi comperare un apposito cuscino da meditazione o zafu. Ci sono diverse posizioni inginocchiate o a gambe incrociate per meditare seduti sul pavimento. Alcuni preferiscono stare inginocchiati con un cuscino fra le gambe Figura 2c. Alcuni dei nostri pazienti lo preferiscono, ma la maggior parte di essi usa una sedia con schienale diritto. I punti principali da ricordare a proposito della posizione sono: cerca di tenere la schiena, il collo e la testa allineati lungo un asse verticale; rilassa le spalle; tieni le mani in una posizione comoda.
Lo sentiamo entrare e lo sentiamo uscire. Probabilmente puoi stare seduta davanti alla televisione o in auto per ore senza nemmeno accorgertene. Normalmente, non appena la mente si agita, il corpo la segue. Se la mente dice: «Ho sete», qualche istante dopo il corpo si trova ad aprire lo sportello del frigorifero.
Che cosa induce il corpo e la mente ad aborrire la quiete? Nella pratica della meditazione non cerchiamo di rispondere a queste domande. Istruzioni base per la meditazione Le istruzioni base per praticare la meditazione seduta sono semplicissime. Osserviamo il respiro mentre entra ed esce. Se hai provato a fare gli esercizi suggeriti nei capitoli precedenti, probabilmente avrai notato che la mente tende a vagare parecchio. Se la tua mente si allontana dal respiro cento volte, cento.
Lavorando sistematicamente con le resistenze della tua mente non lottando contro di esse sviluppi una forza interiore. E contemporaneamente pratichi la pazienza e il non—giudizio. Sensazioni fisiche di disagio Come noterai non appena cominci a praticare la meditazione seduta, ogni minima cosa basta a distogliere la tua attenzione dal respiro. Di solito rispondiamo automaticamente a questi messaggi del corpo cambiando posizione, senza neppure rendercene conto. In pratica questo significa che ci sforziamo di restare con le sensazioni di disagio fisico quando si presentano durante la meditazione, non necessariamente fino al punto in cui diventano dolorose, ma almeno fino a superare il punto in cui normalmente reagiremmo cambiando posizione.
Tutto questo non vuol dire che nella meditazione non diamo importanza alle sensazioni di disagio fisico e al dolore. I pensieri Oltre alle sensazioni di disagio fisico, molti altri fattori contribuiscono a distrarre la tua attenzione dal respiro durante la meditazione. Il solo fatto che hai deciso di meditare non significa che la tua mente si metta tranquilla e collabori!
Si sentono rassicurati scoprendo che anche gli altri hanno una mente che funziona nello stesso modo. I pensieri che occupano la tua mente possono essere per te importanti o meno, ma in ogni caso vivono una sorta di vita propria. I pensieri, in questo tipo di situazione, hanno spesso una grossa carica di ansia. In momenti di minore stress, i pensieri che ti passano per la testa possono essere meno carichi emotivamente, ma non per questo sono meno efficaci nel distrarre la tua attenzione.
Ti puoi trovare a pensare a un film che hai visto o a ripetere dentro di te il ritornello di una canzone. Oppure ti puoi trovare a pensare alla cena, ai figli, ai genitori, alle vacanze, alla salute, ai conti da pagare o a qualsiasi altra cosa. A questo punto semplicemente ti dici: «Va bene, ora torno a osservare il respiro e lascio andare i pensieri che ho in questo momento, qualsiasi essi siano».
Controlli la tua posizione e raddrizzi la schiena, se trovi che ti sei ingobbita, come spesso accade quando perdiamo la consapevolezza. Nella meditazione trattiamo tutti i pensieri come dotati dello stesso valore. Osserviamo i pensieri semplicemente come eventi che si presentano nel campo della nostra consapevolezza e ci rifiutiamo di.
Lasciare andare i pensieri tuttavia non vuol dire reprimerli. Cercare di reprimere i pensieri genera solo una maggiore tensione e un maggiore senso di frustrazione. La consapevolezza non ha nulla a che fare con il reprimere i pensieri o con il cercare di tenerli a distanza per calmare la mente. Meditando, non cerchiamo di fermare la cascata dei pensieri. A volte ti senti relativamente calma, rilassata e indisturbata da pensieri o emozioni. Questa liberazione dalla tirannia della mente pensante nasce spontaneamente dalla pratica della meditazione.
Allargare il campo di osservazione Nel corso per la riduzione dello stress, la meditazione seduta viene introdotta nella seconda lezione. Durante le prime settimane osserviamo semplicemente il respiro che entra e che esce. Ciascuna di queste tecniche ha una sua funzione nel coltivare la consapevolezza e la saggezza. Oltre al respiro includiamo le sensazioni in varie parti del corpo, la sensazione del corpo nel suo insieme, i suoni e infine il processo del pensiero stesso.
Per ora ti suggerirei di praticare come descritto negli esercizi, alla fine di questo capitolo. Per alcuni stare semplicemente seduti senza fare niente sembra del tutto impossibile. In quei momenti ci sentiamo interi.
E quei momenti sono accessibili a tutti. Da dove vengono? Sederti in meditazione diviene allora rilassarti nella pace del profondo del tuo essere, sotto le turbolenze superficiali della mente. Esercizio 1. Sedere con il respiro 1. Pratica la consapevolezza del respiro, sedendo in posizione comoda ma eretta, per almeno dieci minuti per volta, almeno una volta al giorno.
Ma ricorda: quando sei completamente nel presente il tempo scompare. Esercizio 2. Sedere con il respiro e con il corpo 1. Esercizio 3 Sedere con i suoni 1. Se vuoi, puoi includere la consapevolezza dei suoni. Li odi semplicemente come puri suoni. E odi anche i silenzi che permeano i suoni e quelli che li separano. Puoi praticare in questo modo anche con la musica, ascoltando ogni nota nel momento in cui si produce e ascoltando il silenzio che separa le note.
Puoi immaginare che il tuo corpo sia trasparente ai suoni, che essi entrino ed escano attraverso i pori della tua pelle. Esercizio 4. Sedere con i pensieri e le emozioni 1.
Lascia andare il respiro e osserva soltanto i pensieri, mentre entrano nel campo della tua attenzione e mentre se ne vanno. Mantieni la posizione di osservatrice, testimone del processo del pensiero. Nota che ciascun pensiero non dura a lungo. Sii consapevole. Nota che alcuni pensieri ricorrono continuamente.
Nota i pensieri che riguardano il passato e quelli che riguardano il futuro. Nota i pensieri che hanno una carica di avversione, rifiuto, dispiacere o odio. Nota i tuoi sentimenti e le tue emozioni, osservali emergere e svanire. Nota le associazioni fra le emozioni che emergono e il contenuto dei tuoi pensieri. Se ti perdi in tutte queste cose, ritorna semplicemente a osservare il respiro.
Questo esercizio richiede una notevole concentrazione. Esercizio 5. Siedi semplicemente. Non attaccarti a nulla, non cercare nulla. Come mai? Molti purtroppo non arrivano mai a sentirsi del tutto a proprio agio nel loro corpo. Non arrivano mai a sentirsi a casa. Esso deriva in primo luogo da una maniera ristretta di rapportarci a esso. I pensieri e i giudizi che nutriamo in relazione al nostro corpo, limitano drasticamente la gamma di sentimenti che ci permettiamo di vivere.
Quando diamo energia semplicemente al fatto di vivere il nostro corpo, rifiutandoci di lasciarci invischiare nella sovrastruttura dei giudizi, la visione del nostro corpo e di noi stessi cambia radicalmente. Cammina, parla, sta seduto, si alza, prende le cose, valuta le distanze nello spazio, digerisce il cibo, esplora le sensazioni tattili. Il segreto di questa esplorazione consiste nel fare attenzione al corpo ed esserne consapevoli senza giudizi.
Nel contempo, immaginiamo di fare entrare e uscire il respiro attraverso ciascuna zona del corpo che incontriamo. Arrivati al bacino, scendiamo alle dita del piede destro e risaliamo lungo la gamba destra. Concludiamo la meditazione respirando attraverso un immaginario buco in cima alla testa, come le balene.
Resta solo il respiro che scorre liberamente attraverso i contorni del corpo. Torniamo a sentirlo come solido. Muoviamo leggermente le mani e i piedi.
Mentre lasciamo andare le sensazioni che incontriamo in ciascuna parte del corpo, assieme ai pensieri e alle immagini che possono evocarci, anche i muscoli di quella parte del corpo si rilassano e lasciano andare molte tensioni accumulate. Attraverso di essa molti di loro incontrano le prime esperienze di benessere e di uno stato fuori dal tempo, nella pratica della meditazione.
In essa molti ritrovano la prima esperienza positiva del proprio corpo dopo molti anni. Queste osservazioni possono farti scoprire molte cose su come ti senti nel tuo corpo. Io le suggerii di provare a immaginare che il respiro le uscisse dalle spalle e scorresse intorno alla regione bloccata. Qualche giorno dopo Mary venne a trovarmi per parlare di quello che le era successo. Fra i cinque e i nove anni, Mary era stata continuamente sottoposta a molestie sessuali da parte del padre.
Insieme a quei ricordi, le si era ripresentato anche il ricordo di un episodio traumatico legato alla morte del genitore. Mary, secondo il suo racconto, non sapeva che cosa fare e non fece nulla. Tutta questa esperienza, compresi i quattro anni di sevizie subite, era stata repressa per quarantacinque anni e non era emersa neppure nel corso di vari anni di psicoterapia. Mary crebbe e divenne una donna relativamente normale, sposata e con figli.
Ma, mentre i sintomi fisici erano migliorati considerevolmente, lo stato di turbamento emotivo, per effetto delle emozioni liberate dai ricordi riemersi, si era acuito. A quel punto anche il suo stato emotivo si era rilassato, grazie al lavoro di articolazione e di elaborazione delle emozioni emerse, e i dolori fisici si erano ulteriormente attenuati.
Nel frattempo, la malattia cardiaca e il lupus continuarono ad aggravarsi e a richiedere frequenti ricoveri ospedalieri. Andai nella sua stanza a dirle addio. Le dedicammo la sessione di quella giornata. Nella clinica sentiamo ancora oggi la sua mancanza. Molti dei suoi medici curanti vennero al funerale e avevano le lacrime agli occhi.
Praticandola regolarmente, entriamo in contatto con sensazioni che non avevamo mai avvertito o a cui non avevamo mai fatto attenzione. Alcuni sono sconcertati dal fatto di non provare nessuna sensazione in una certa parte del corpo. Anzi, tutte queste esperienze ti offrono dei messaggi importanti riguardo al tuo corpo. Poniamo, per esempio, che tu soffra di un dolore cronico nella parte bassa della schiena.
Ma il dolore continua a richiamare la tua attenzione alla schiena e ti impedisce di concentrarti sul piede o su qualsiasi altra parte del corpo. Mentre percorri il bacino e ti avvicini alla parte bassa della schiena, resta aperto e ricettivo, notando con precisione le sensazioni che si presentano mentre entri in questa zona, come hai fatto per tutte le altre. Adesso inspiri ed espiri attraverso la parte bassa della schiena, consapevole di qualsiasi.
Invece di esplorare successivamente le varie zone, ti limiti allora a inspirare ed espirare attraverso la parte dolente.
Essa consiste nel fare scorrere un forno circolare su tutta la lunghezza di una barra metallica. Il metallo risolidificato che esce dal forno ha un grado di purezza molto superiore a quello iniziale.
Lo spirito in cui la pratichiamo, tuttavia, resta quello di non cercare risultati. Noi ci limitiamo a perseverare nella pratica. I nostri pazienti ascoltano questo messaggio ogni giorno. Li incoraggiamo invece ad essere pienamente presenti nella situazione in cui sono, in uno spirito di accettazione, sospendendo ogni giudizio, per tutte le otto settimane del corso. La situazione paradossale che esso crea, invita a esplorare il non cercare risultati come modo di essere.
E inoltre invita a ripartire da zero, a esplorare un nuovo modo di vedere e di sentire, abbandonando i criteri di successo o insuccesso basati su un modo di vedere abituale. Ma per praticare correttamente, momento per momento, dobbiamo essere disposti a lasciare andare anche questi motivi. Lascia che i tuoi occhi si chiudano. Senti la tua pancia sollevarsi e abbassarsi con ogni respiro.
Nello stesso tempo prova a dirigere o canalizzare il respiro nelle dita del piede, come se entrasse e uscisse attraverso le dita del piede.
Puoi aiutarti immaginando che il respiro entri dalle narici e scenda lungo il tronco e la gamba sinistra, fino alle dita del piede, e poi risalga per la stessa via, uscendo dalle narici. Abbandonati a qualsiasi sensazione provenga dalle dita del piede sinistro.
Prova a distinguere le varie sensazioni e a osservarne i mutamenti. Poi passa alla pianta del piede e, sequenzialmente, al calcagno, alla parte superiore del piede e alla caviglia, sempre inspirando ed espirando attraverso ciascuna parte, osservando le sensazioni che si presentano, poi lasciandole andare e passando oltre.
Se tendi ad addormentarti, prova a praticare con gli occhi aperti. Ci sono molti modi per coltivare questa presenza nel corpo. Essa consiste in una serie di delicati stiramenti dei muscoli e delle giunture, eseguiti lentamente e con una continua attenzione al respiro e alle sensazioni.
Questi movimenti portano il corpo ad assumere varie posizioni, che vengono mantenute per un certo tempo. Nello stiramento dei muscoli e nella ricerca di equilibrio impariamo ad avvicinarci ai nostri limiti senza mai attraversarli, con una consapevolezza costante.
Pratichiamo la pazienza con noi stessi. In questi ambiti, solitamente si tende a sottolineare il progresso, il risultato, senza prestare particolare attenzione alla dimensione del vivere il momento presente e alla consapevolezza delle sensazioni.
Questo significa ascoltare attentamente quello che il corpo ti dice e rispettarlo, eccedendo se mai in prudenza. Per esempio, il punto fino a cui puoi portare una certa posizione o il tempo per cui sei in grado di mantenerla non sono dati fissi e immutabili. Esplorano continuamente i propri limiti. Ma il meccanismo di protezione a breve termine, spesso si trasforma in uno stile di vita a lungo termine. Magari possiamo arrivare a passare la giornata a letto o a convincerci che non siamo in grado di uscire di casa e prenderci cura delle nostre faccende quotidiane.
Pian piano, intorno a questa immagine di noi stessi si sviluppa tutto un comportamento malato. Le cosce si assottigliano giorno per giorno. Se non viene usato, il tessuto muscolare si atrofizza: si decompone e viene riassorbito dal corpo.
Quando ci alziamo e ricominciamo a muoverci, pian piano si ricostruisce. Un quarto di secolo fa, il trattamento standard per i convalescenti da un attacco cardiaco era un periodo prolungato di riposo a letto. I soli requisiti sono che la persona respiri e che sia in grado di compiere qualche movimento volontario. Eseguito vigorosamente, rafforza anche il sistema cardiovascolare. Alcune volte ho la sensazione che il mio corpo letteralmente si rimetta in sesto.
Ma anche solo cinque o dieci minuti al giorno, come pratica abituale, sono preziosi. Le spiegazioni e illustrazioni contenute in questo capitolo possono aiutarti a risolvere qualche dubbio e incertezza. Una volta che ti sarai familiarizzata con la pratica, potrai anche crearti le tue proprie sequenze di posizioni. Atteggiare il corpo in un certo modo piuttosto che in un altro, ha un effetto importante sul tuo stato mentale ed emotivo.
Ogni volta che assumi una nuova posizione, assumi un nuovo orientamento fisico e quindi anche una diversa prospettiva interna. Per esempio, raccogliersi in posizione fetale capovolta, appoggiando a terra le spalle e la parte posteriore del collo posizione 21 di Figura 3 , spesso induce un radicale cambiamento di prospettiva sulle cose e di umore. Tutte queste cose sono un terreno di osservazione prezioso per sviluppare la consapevolezza dei movimenti di energia nel tuo corpo.
Come cominciare 1. Sdraiati sulla schiena, su una stuoia o su un materassino. Se non puoi stare sdraiata sulla schiena, scegli una posizione che ti permetta di rilassarti. Cerca di mantenerle per un certo tempo, restando consapevole del respiro nella pancia. Mentre sei in una data posizione, fai attenzione alle sensazioni che provi nelle varie parti del corpo.
Tralascia ogni posizione che potrebbe aggravare un tuo problema o disturbo. Se hai problemi al collo o alla schiena, consulta il tuo medico o fisioterapista prima di praticare quelle posizioni che comportano uno stiramento del collo o della schiena. Molti pazienti della clinica, con problemi al collo o alla schiena, riescono a fare almeno alcuni degli esercizi, ma li fanno con molta prudenza, senza forzare in alcun modo.
Non entrare in competizione con te stessa. Se ti accorgi che lo stai facendo, notalo e lascialo andare. A seconda della posizione che precede e di quella che segue, puoi rilassarti stando sdraiata sulla schiena o in altra posizione comoda.
Durante questa fase, resta consapevole del respiro, momento per momento; senti la pancia sollevarsi e abbassarsi. In entrambi i casi, mentre i tuoi muscoli si rilassano, lascia andare anche ogni pensiero che si presenti alla mente e continua a lasciarti trasportare dalle onde del respiro. Due regole generali possono aiutarti nella pratica.
Per esempio, espiri mentre sollevi una gamba stando sdraiata sulla schiena posizione 14 di Figura 3 ; ma inspiri mentre sollevi una gamba stando sdraiata sulla pancia posizione 19 di Figura 3. Questo vale per il movimento in se stesso: mentre mantieni la posizione con la gamba sollevata, lasci che il respiro segua il suo corso naturale.
Se ti trovi a lottare con la posizione, abbandonati al respiro. Appena entrata in una posizione, probabilmente noterai che irrigidisci inconsciamente varie parti del corpo.
Cerca di non contrarre muscoli che non hanno bisogno di essere coinvolti nel movimento. Per esempio, rilassa i muscoli del viso, se ti accorgi che sono tesi. Resta sempre entro i limiti del tuo corpo. Non spingerti mai fino al punto in cui provi dolore. Significa semplicemente camminare consapevolmente. Se la mente ha fretta, il corpo si affretta. Se la mente viene distratta da qualcosa per via, il corpo si ferma e la testa si volta.
Nel frattempo, ogni sorta di pensieri ti passano per la testa come del resto accade anche durante la meditazione seduta. E tutto questo succede automaticamente, senza la minima consapevolezza da parte tua. Vuol dire sentire il contatto dei tuoi piedi con il terreno, le tue gambe che si muovono oppure tutto il tuo corpo che cammina. Puoi anche includere, insieme a tutte queste sensazioni, la consapevolezza del respiro. Non ti guardi neppure i piedi: sanno benissimo camminare da soli.
Tutti sappiamo camminare; ma a volte, quando ci sentiamo osservati e magari anche quando ci osserviamo noi stessi! In ospedale, ogni giorno siamo in contatto con persone che hanno perso questa funzione fondamentale, per via di una lesione o di una malattia.
Raramente ci fermiamo ad apprezzare il miracolo di camminare. La pratica Praticando la meditazione del camminare, non ci proponiamo di andare da nessuna parte. Per rafforzare questo spirito, camminiamo in tondo oppure avanti e indietro nella stanza. Questo non vuol dire che sia facile conservare questa presenza in ciascun passo, senza uno sforzo cosciente da parte tua. La mente ha un vasto repertorio di diversivi. Questo ci consente di percepire ogni fase del movimento, attimo per attimo.
Durante la giornata di meditazione, descritta nel prossimo capitolo, proviamo anche a meditare camminando molto velocemente. Applicando questa tecnica nella vita di ogni giorno, anche quando stai andando in gran fretta da qualche parte, puoi restare consapevole, se te ne ricordi.
Per praticare sistematicamente la meditazione del camminare, scegli un posto dove puoi camminare lentamente avanti e indietro indisturbato per almeno, diciamo, dieci minuti. Ci serviamo di noi stessi come di una macchina, ripetendo meccanicamente una routine familiare e monotona.
Molti dei nostri pazienti fanno una camminata ogni giorno per mantenere il corpo in esercizio. Alle nove meno un quarto centoventi persone si sono raccolte nella sala, con i cappotti, le borse e le colazioni al sacco stivati sotto le sedie.
Sam, che ha settantaquattro anni, e suo figlio Ken, di quaranta, hanno entrambi partecipato al corso negli anni scorsi. Per sua stessa ammissione, da quando era andato in pensione era insopportabile in casa e questo aveva causato gravi screzi con la moglie e con i figli.
Gli dico come lo trovo bene e lui mi dice: «Jon, sono un altro uomo». Abbiamo riunito tutte le sezioni del corso questo sabato per la giornata di meditazione, che fa parte integrante del corso e si svolge sempre fra la sesta e la settima settimana. Ci sono diverse teste canute e alcuni giovani di venti o venticinque anni.
Alcuni di loro sono medici, tutti partecipanti al corso. Prima o poi Norma ha parlato con tutte le persone che si trovano qui oggi. Fa il suo lavoro con tanta grazia, sicurezza e indipendenza che a volte ci dimentichiamo completamente della mole di lavoro che passa per le sue mani.
Ero convinto che sarebbe stata la persona ideale per quel compito e che, avendo sperimentato il lavoro della clinica in prima persona, sarebbe riuscita a parlare con i pazienti come nessuna segretaria che lo facesse semplicemente per lavoro avrebbe mai potuto fare. Norma ha imparato a battere a macchina e a svolgere le varie altre mansioni che il lavoro di ufficio richiede.
Guardandola, mi stupisco della sua trasformazione in questi anni. Sono contento di averla qui oggi: ha scelto di dedicare una giornata del suo tempo libero a meditare con noi. Dopo la prima seduta, Saki dice qualche altra parola di introduzione alle pratiche della giornata. Venendo qui, dice Saki, tutti quanti abbiamo scelto, oggi, di semplificare drasticamente la nostra vita. Per semplificare ulteriormente le cose, ci sono alcune regole che Saki ci invita a osservare per tutta la giornata.
Per altri i momenti di pace e di rilassamento sono intercalati con esperienze meno piacevoli, di dolore fisico, di ansia, di noia, di sensi di colpa eccetera.
Saki ci ricorda che abbiamo scelto deliberatamente di dedicare la giornata a questo processo. Oggi non avremo nessuno di questi diversivi, niente che ci intrattenga e ci distragga. Cronaca di pura presenza Elena Rosenbaum e Kacey Carmichael, le altre due istruttrici della clinica, guidano il ritmo della giornata assieme a Saki e a me.
Dando le istruzioni per questa parte della giornata, ricordo a tutti quanto sia importante ascoltare attentamente i messaggi del nostro corpo e seguirne le indicazioni. Alcuni pazienti, particolarmente fra coloro che hanno dolori alla schiena o al collo, si limitano a stare seduti a un lato della stanza e guardano o meditano.
Altri fanno solo quegli esercizi che sanno di poter affrontare. Ciascuno fa quel tanto o quel poco con cui si sente a suo agio. Poi pratichiamo la consapevolezza del camminare per una decina di minuti, facendo il giro della stanza.
Poi di nuovo venti minuti di meditazione seduta. Tutto questo lo facciamo in silenzio, con consapevolezza. Durante il pranzo, noto un paziente che mangia leggendo il giornale.
Sorrido del mio zelo rigorista, lo osservo e lo lascio andare. Questa semplice meditazione riempie spesso la stanza di singhiozzi e di lacrime di commozione, di tristezza e di gioia. Dopo di essa, sediamo in silenzio e poi di nuovo lentamente camminiamo.
A quasi tutti piace questo cambiamento di ritmo, anche se alcuni devono limitarsi a stare seduti e a guardare. Nella meditazione della montagna viviamo il nostro corpo, seduto in meditazione, come una montagna imponente, solidamente unita alla terra, immobile.
Questa immagine ci restituisce la nostra forza e la nostra determinazione, mentre il sole comincia a svanire nella stanza. Condivisione di esperienze A questo punto sospendiamo la regola del silenzio e il divieto di comunicazione per condividere le esperienze della giornata.
Seduti in cerchio, cominciamo a fare domande e a scambiarci quello che abbiamo visto e imparato. Ha fatto la parte della vittima per tutta la vita, perdonando tutti e mettendo sempre i bisogni degli altri davanti ai suoi. Ci congiunge e ci fa sentire in pace, a nostro agio. Sam ha ancora un largo sorriso stampato sul viso. Ci abbracciamo ancora una volta e ci ripromettiamo di tenerci in contatto. Alcuni si fermano ad aiutarci ad arrotolare le stuoie ed a metterle via.
Con suo stupore, la cosa aveva funzionato. Ma si era alzata ancora annebbiata per la notte insonne e aveva deciso di non essere in grado di passare la giornata seduta assieme a tante persone in silenzio.
Ma non lo aveva fatto. Invece aveva ricordato a se stessa che era libera di andarsene quando voleva, che nessuno la teneva prigioniera. Rinquadrare la situazione in questo modo era bastato a permetterle di restare con la propria ansia, respirandoci dentro ogni volta che si presentava. E nel pomeriggio, con suo grande stupore, il senso di panico era scomparso.
Anzi, si era sentita insolitamente in pace. Nel pomeriggio aveva perfino vissuto lunghi periodi di pace e di rilassamento.
Fran descrive la sua esperienza della giornata di sabato, come una «curiosa» sensazione di essere «solida» e «libera». Fran ora ha quarantasette anni. Una giovane psichiatra dice di essersi sentita molto scoraggiata. Ci permette di osservare i problemi che il nostro pensiero crea, i piccoli o non tanto piccoli trabocchetti della mente, di cui a volte restiamo prigionieri. In un attimo di percezione interna, la confusione della giovane psichiatra si dissolve, lasciando lo specchio vuoto almeno per un attimo.
E lei scoppia a ridere. Era stanca, ma soddisfatta: sentiva che era stata una buona giornata. Anzi, le era piaciuto stare in silenzio assieme a tanti altri. Era sorpresa di quanto si sentiva bene, dopo quella che aveva creduto dovesse essere una prova tanto ardua. Se almeno lo avesse saputo prima, Jackie avrebbe organizzato le cose in modo da non restare sola in casa, come aveva sempre fatto in passato.
Jackie aveva passato pochissimo tempo da sola in vita sua. Quando le figlie vivevano ancora in casa, le aveva sempre incoraggiate a uscire con amici, a stare in compagnia, al che le ragazze a volte rispondevano: «Ma, mamma, a noi piace stare sole».
Questo le era sempre risultato incomprensibile. Per lei la solitudine era puro terrore. E se provassi a viverle pienamente, momento per momento, come ho cercato di fare durante la giornata di oggi? Jackie ha fatto quella sera una scoperta importantissima. A cinquantanni passati ha scoperto che il tempo della sua vita le appartiene. La scoperta di potere star bene da sola, era stata resa possibile dalla scelta di tenere vivo il fuoco della consapevolezza, acceso dalla pratica di meditazione di tutta la giornata precedente.
In primo luogo, si era colta a cercare di riempire il tempo libero e di evitare di stare sola con se stessa. Naturalmente, tali aspettative sono sempre frustrate. Si tratta di portare calma, equilibrio interiore e visione limpida nella vita quotidiana.
Qualsiasi cosa puoi vivere, puoi farne una meditazione. Puoi adottare questo approccio in tutto quello che fai, da solo o con altri. Quando agisci consapevolmente, il tuo fare emerge da uno spazio interno di non fare.
Eccoti qui a lavare i piatti di nuovo. E quante altre volte li laverai ancora in futuro? Chi lava i piatti? Se lavi i piatti con tutto il tuo essere, con vivida attenzione e con mente ricettiva, i piatti possono insegnarti qualcosa di importante, possono diventare uno specchio della tua mente. Prendi le pulizie in casa come un altro esempio.
Quanto sono attenti al proprio corpo nel pulire? Esaminano mai il proprio attaccamento al fatto che la casa si presenti in un certo modo? Si chiedono mai quali benefici ne traggono? O magari gli pesa farlo? O che altro potrebbero fare con la stessa energia? Come mi voglio rapportare a essa? Prigioniero delle circostanze, degli obblighi, del mio corpo o della mia. Continuando a reagire automaticamente in modo ostile, difensivo a certe provocazioni, in modo allegro a certe altre e in modo impaurito ad altre ancora?
Quali sono le mie scelte? Oppure con lo yoga? Quanto spesso praticare e quanto tempo per volta? Come utilizzare la meditazione del camminare? E come applicare la consapevolezza nella vita quotidiana?
In questo capitolo ti fornisco una serie di indicazioni specifiche per avviare una tua pratica quotidiana della consapevolezza, basata esattamente sul programma del corso per la riduzione dello stress. In questo modo, mentre continui a leggere il resto del libro, puoi anche praticare proprio come se fossi iscritta al corso. Oppure, se vuoi, puoi leggere il libro fino in fondo prima di decidere se vuoi iniziare una pratica di meditazione.
Ulteriori indicazioni per sviluppare e mantenere una pratica regolare di meditazione sono contenute negli ultimi capitoli. Nella clinica cominciamo a praticare fin dalla prima lezione. Poi segui le istruzioni degli Esercizi 1 e 2 alla fine di quel capitolo.
Anche se riesci a dedicare alla pratica solo cinque minuti al giorno, cinque minuti di consapevolezza possono essere molto salutari e tonificanti. Vivere momento per momento. Account di prova gratuito per utenti registrati.
Commenti recenti di Vivere momento per momento. Drina Udinesi Non mi piace scrivere recensioni sui libri Molto ben scritto, personaggi fantastici e ho adorato l'ambientazione! Andando a cercare altri libri di questo autore! Sicuramente una buona cosa da leggere. Annalisa Nucci So che molti di noi si aspettavano Vivere momento per momento per essere buono, ma devo dire che questo libro ha superato le mie aspettative.
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